Isola dei Cavoli

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Isola dei Cavoli
Ìsula de is Càvurus
Isola dei Cavoli, veduta del faro
Geografia fisica
LocalizzazioneMar Tirreno
Coordinate39°05′11″N 9°31′55″E / 39.086389°N 9.531944°E39.086389; 9.531944
Superficie0,432 km²
Altitudine massima40 m s.l.m.
Geografia politica
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Sardegna
ProvinciaSud Sardegna
Comune Villasimius
Demografia
Abitantidisabitata
Cartografia
Mappa di localizzazione: Sardegna
Isola dei Cavoli
Isola dei Cavoli
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L'isola dei Cavoli (in sardo Ìsula de is Càvurus, "isola dei granchi") è una piccola isola che si trova nel mar Tirreno, a meno di un chilometro a sud-est di capo Carbonara, nella Sardegna meridionale. Dipende amministrativamente dal Comune di Villasimius (provincia del Sud Sardegna).

È una piccola isola granitica, della superficie di circa 0,4320 km². Sul punto più alto dell'isola, circa 40 metri, grava la mole imponente di un faro, costituito da una base a forma di parallelepipedo, su due piani, comprendente gli alloggi degli addetti all'accensione giornaliera, e dalla torre cilindrica, che porta a quota 37 metri d'altezza l'intero edificio. Il faro fu realizzato attorno al 1856, inglobando una torre difensiva spagnola, costruita nel 1591. È catalogato al n. 1262 nell'elenco dei fari italiani.

Origine del nome[modifica | modifica wikitesto]

L'origine del nome ha due versioni correnti: secondo la più antica, il suo nome deriverebbe da càvuru, in riferimento alla presunta presenza nell'isola di numerosi granchi. La versione più moderna, poco convincente, è che il nome derivi dall'abbondante presenza sull'isola di numerose piante di cavolo selvatico o cavolo di Sardegna (Brassica insularis), che vi crescono in forma endemica.[1]

Dice infatti Massimo Pittau, uno dei maggiori linguisti isolani:

«Il toponimo costituisce un macroscopico e umoristico esempio di fraintendimento di un nome di luogo, il quale in sardo suona Isula de is Cávurus, col significato di "isola dei gamberi o granchi" (CS 51). Quasi certamente questo fraintendimento è stato fatto dai Pisani e risulta già registrato da G. F. Fara, Chorographi Sardiniae (72.22) (anni 1580-1589). Con la quale interpretazione e traduzione i Pisani hanno di certo preso un grosso granchio, facendo veramente entrare… i cavoli a merenda.»

Le cale[modifica | modifica wikitesto]

Le coste, molto frastagliate, presentano alcune piccole insenature attorniate da massi granitici, spesso di notevoli dimensioni. I nomi vennero loro attribuiti, intorno agli anni Venti del ventesimo secolo, dai fanalisti che vi abitarono con le loro famiglie.

  • Cala di Ponente, per la posizione geografica rivolta verso la costa; un'insenatura lunga e stretta che presenta una piccola banchina accessibile alle piccole imbarcazioni.
  • Cala del Morto, rivolta più a sud, verso Cagliari, così chiamata perché nella prima metà del secolo vi era approdato, trasportato dalle correnti marine, il cadavere di un uomo.
  • Cala del Ceppo, dove stazionava un grosso ceppo, residuo di un vecchio albero reciso.
  • Cala di Scasciu, attribuitogli da un fanalista proveniente dall'isola di La Maddalena, che nel dialetto di quell'isola significa “cala del Divertimento”, in quanto, essendo la più grande e protetta dai venti, era quella che più si adattava per scampagnate.

A tre di queste piccole località, la tardiva toponomastica ufficiale, attribuisce nomi assonanti, che meglio si adattano al dialetto locale:

  • Cala Murta, dal nome del cespuglio che produce le omonime bacche, il mirto.
  • Cala Cipro, dalla etimologia non accertata.
  • Cala Is Cascias che significa “cala delle casse”.

Abitanti[modifica | modifica wikitesto]

L'isola è stata abitata fino a tempi recentissimi dagli addetti del faro, con alterne testimonianze. È stata per taluni rifugio sicuro dagli orrori della guerra, per altri, teatro di tragici avvenimenti. Nel periodo della seconda guerra mondiale, non è mai stata oggetto di bombardamento dalle parti contendenti, e costituiva un sicuro rifugio per gli operatori che vi erano destinati e le loro famiglie. Intorno agli anni Settanta, alcuni fanalisti che vi operavano manifestarono il loro disagio incidendo su un grosso masso di granito la seguente frase, in lingua latina: Cavoli insula, carcer sine claustris, ossia «Isola dei Cavoli, carcere senza sbarre».

Attuale destinazione[modifica | modifica wikitesto]

Essendo oramai automatizzato il funzionamento del faro, l'isola è disabitata ed ospita il centro ricerche della Facoltà di biologia di Cagliari, che la utilizza per attività di ricerche botaniche e zoologiche.

Fa parte dell'area naturale marina protetta Capo Carbonara, che comprende anche la zona di mare che va da capo Boi fino all'isola Serpentara.

Madonna del Naufrago[modifica | modifica wikitesto]

È stata deposta dal club Subacqueo "Sub Sinnai" nel 1979, nella parte sud, sul fondo marino, alla profondità di circa dieci metri, una statua di granito alta 3,2 metri dedicata alla Vergine del Mare, patrona del naufrago e protettrice dei naviganti, opera dello scultore Pinuccio Sciola.

Da allora, ogni anno, la terza domenica di luglio, si svolge un'importante sagra, con la spettacolare processione a mare di barche provenienti dalla vicina costa di Villasimius, culminante con una benedizione e una preghiera subacquea, e il getto in mare di corone di fiori. Seguono festeggiamenti, canti tradizionali e balli in costume da parte di gruppi folkloristici e musicali, e nella notte spettacoli di fuochi d'artificio.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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